Langhe, Dolcetto
Il Dolcetto è un vitigno diffuso in Piemonte soprattutto nelle zone comprese tra Asti e Cuneo. Sull’origine del nome esistono alcune ipotesi riguardanti lo sviluppo del vitigno cioè il grado zuccherino raggiunto grazie a una maturazione precoce ovvero ai dolci rilievi collinari che da sempre lo ospitano. Rispetto alla provenienza, il Dolcetto è riconosciuto come un vino autoctono piemontese anche grazie a un documento datato 1593 e conservato presso il Comune di Dogliani. Con una diffusione in area piemontese che arretra all’epoca tardo medievale e stabilisce una possibile provenienza dalle zone liguri, oggi il Dolcetto rappresenta a pieno titolo il Piemonte: per questo, oltre a essere prodotto come vino base da molte cantine, esistono coltivazioni dedicate al Dolcetto che pretendono di restituire piena identità territoriale al vitigno in considerazione di grandi differenze tra suoli e condizioni climatiche. Nel caso del Dolcetto Dogliani ci si riferisce alla Provincia di Cuneo o a Diano d’Alba, comune collocato a sud di Alba e reso noto dai cosiddetti sorì, i versanti collinari provvisti di esposizione molto favorevole e in grado di garantire vini di altissima qualità. Nel caso del Dolcetto di Ovada la provincia di riferimento è quella di Alessandria che esprime vini più strutturati e realizzati con una maturazione in legno. A dispetto del nome, il Dolcetto è un vino ricco di tannini ma povero di acidità che regala solitamente vini da bere in giovane età. Con basso tenore alcolico presenta soprattutto aromi floreali e fruttati che spaziano dalla fragola al lampone, dal ciclamino alla viola. Denso nel corpo, si lascia bere senza difficoltà e concede spesso tutta la compostezza dei frutti rossi con grande apporto sul piano del corpo e della morbidezza.
Dolcetto d’Alba
Il Dolcetto d’Alba è prodotto nelle Langhe nelle zone limitrofe al Comune di Alba ed è presente nella versione normale o ‘Superiore’. Il vino Dolcetto d’Alba deve essere realizzato solo con uve provenienti dall’omonimo vigneto e rispettando una resa del 70% con un massimo di 6300 litri prodotti per ettaro. Per il Dolcetto d’Alba Superiore sono inoltre previsti 12 mesi di invecchiamento minimo. Rosso rubino nel colore con qualche riflesso violaceo, è un vino immediato al naso e capace di riproporre fragranze di frutti rossi come fragola, lampone e prugna, intervallati da note floreali di rosa e ciclamino. Al palato è caldo, armonico e avvolgente, con tannini moderati ma avvertibili, bassa acidità, basso tenore alcolico e consistenza nel corpo.
Quali sono i migliori abbinamenti per il vino Dolcetto?
Il Dolcetto esalta al massimo i taglieri di salumi e formaggi giovani ma difende molto bene un gusto riconoscibile quando accompagnato a primi piatti come lasagne, maccheroni al ragù e zuppe. Ideale anche con carni alla griglia non troppo grasse e carni di bollito.
Quali sono le caratteristiche del vino Dolcetto?
Sicuramente tra le caratteristiche del vino Dolcetto spiccano una bassa acidità e una notevole consistenza al palato in termini di corpo. La polpa dei frutti rossi è preponderante e accompagna un basso grado alcolico.
Qual è il miglior Dolcetto d'Alba?
Difficile stabilire quale sia il migliore Dolcetto d’Alba ma senz’altro si può iniziare a conoscere questo vitigno senza difficoltà esplorando le più importanti denominazioni come Alba DOC e Dogliani DOCG e andando in cerca di caratteristiche territoriali riconoscibili attraverso un’attenta degustazione.
Le Langhe, “terra di vini, profumi...e romanzi” viene descritta magistralmente dalla penna dello scrittore Beppe Fenoglio. Si tratta di una regione storica del Piemonte comprendente un vasto territorio di straordinaria bellezza delimitato dai fiumi Tanaro, Belbo, Bormida di Millesimo e Bormida di Spigno, costituito da un susseguirsi di vigneti, colline, boschi e a due passi da piccoli borghi antichi, che si estende in molti comuni della provincia di Cuneo e di Asti. I Paesaggi Vitivinicoli offerti dalle colline di Langhe-Roero sono divenuti insieme a quelli di Monferrato Patrimonio dell’Unesco nel 2014. È impossibile visitare le Langhe senza soffermarsi ad ammirare esempi di architettura medioevale che costellano il territorio come il centro storico d’Alba o il Castello Grinzane Cavour, uno dei più affascinanti dell’intera Italia.
Il nome deriva dalla parlata locale, ad indicare il plurale di una collina bassa e lunga.
Il territorio langarolo può essere scomposto in:
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Bassa Langa, chiamata così non per questioni di altitudine, nonostante non superi mai i 500 metri. È la zona tipica della carne cruda all’albese e di piatti della cucina tipica piemontese a base di burro e salvia, dei vini e del tartufo bianco, per cui ogni anno viene indetta una fiera appositamente dedicata.
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Alta Langa, zona al confine con la Liguria, conosciuta per i boschi e la torta di nocciole prodotta con la pregiata varietà “tonda gentile delle Langhe”
All’interno dei suoi confini si trovano alcuni dei vini DOCG più famosi d’Italia, tra cui Barolo, Barbaresco, Asti e Dogliani. I vini non conformi a criteri di produzione così stringenti sono accolti nella DOC Langhe in cui viene concessa una maggiore sperimentazione di varietà e tecniche enologiche. Caso emblematico è quello del Langhe Chardonnay e di altri vini di alta qualità, molti dei quali paragonabili ai prestigiosi Super Tuscan toscani.
Il disciplinare prevede diverse tipologie: bianco, rosso, rosato, bianco e rosso passito. È inoltre prevista la possibilità di indicare il vitigno in etichetta per le varietà: arneis, chardonnay, favorita, riesling, nascetta, rossese bianco, sauvignon, nebbiolo, dolcetto, freisa, cabernet sauvignon, pinot nero, merlot, purché la percentuale minima del vitigno utilizzato per la produzione di questo vino sia almeno dell’85%.